I Fear Factory: Grande Cyber-death metal band. Avevo ancora negli occhi la loro straordinaria esibizione a Torino nel 2004.L’attesa per questa nuova data in terra italica (19-03-06) era dunque, da parte mia,altissima!
Il ritrovo per la partenza era fissato alle 17.00. La compagnia era tosta: Io, il Condor, Clod, Ciamby e Ricu ai quali, strada facendo, si sono aggiunti “la Michy” e il drummer dei Jason Federico.
Dopo un viaggio tranquillo, se non per il solito traffico sulla cintura milanese, arriviamo al Rolling Stone.
Il locale si è rivelato molto accogliente per un concerto di medie-piccole dimensioni: un bel palco, un bell’impianto luci e un ottimo parterre per il pubblico; C’era solo da verificare l’acustica…
Ad aprire le “danze” si sono presentati sulla scena i “Misery Index”, gruppo emergente (e giovanissimo) nel panorama della musica estrema. Che dire: i ragazzi hanno picchiato come delle belve!!!! Lo show si reggeva sopratutto sul talento del batterista: un vero animale. Tempi velocissimi, Grind continui, mai un attimo di pausa. La cosa che mi ha veramente impressionato è stata la ferocia con la quale maltrattava la malcapitata batteria senza sbagliare un colpo, senza rallentamenti e senza sbavature!!!! Probabilmente ogni due date era d’obbligo un cambio di piatti per evidenti crepe (ha pure demolito il pedale). Tanto per aggiungere un po di sale, si agitava come in preda all’ epilessia. Purtroppo il Live dei Misery Index è stato macchiato da un acustica indegna: non ho capito una sola nota di ciò che usciva dalle chitarre e quindi alla fine il tutto si è trasformato in un solo di batteria ai più stancante.
Dopo una mezz’ora di pausa, e qualche birra fresca, il momento tanto atteso dai beneamatesi in suolo milanese era giunto! Salgono sul palco i Fear Factory! Si inizia subito con le prime due songs del nuovo album: “540.000° fahrenheit” e “Transgression”. Per la verità non sono rimasto molto colpito… i suoni erano da migliorare e la grinta non pareva ai massimi livelli; Addirittura Burton C. Bell dava l’impressione di essere senza voce! Fortunatamente lo spettacolo è salito subito di livello con l’esecuzione della difficilissima “Slave Labor” a velocità fotonica!! E qui si è finalmente visto di cosa sono capaci R. Herrera e soci.
Subito dopo, il pubblico impazzisce letteralmente per il seguente trittico di capolavori tratti da “Demanufacture”: La Title track “Demanufacture”, “self bias resistor” e “zero Signal”. I suoni iniziavano a migliorare, anche se la chitarra non aveva ancora quella cattiveria che ti aspetti. Tra l’altro… da come si muovevano, credo che avessero anche seri problemi con le spie.
Subito dopo, lo spettacolo è continuato con “shock!” ed “Edgecrusher”, tratte dall’ album “Obsolete”, e con una velocissima “Cyberwaste” ben accompagnata dal canto del pubblico. La restante parte della scaletta proposta ha spaziato su tutta la discografia della band: grandissima l’esecuzione di “Martyr” incisa sul vecchio “Soul of a new machine” del 1992! Burton C. Bell era comunque molto simpatico e comunicativo; erano frequenti le volte che si buttava letteralmente sui fans nelle prime file, accompagnato dal chitarrista Christian Olde Wolbrers, creando molto lavoro per la security.
Dopo più di un ora di live comunque, mancava ancora la colonna sonora delle feste villafranchesi: “Archetype”. Quando iniziavo a temere il peggio, ecco partire la song!!!! Ed è subito delirio! Dopo un’esecuzione priva di sbavature, c’è stato un bellissimo finale con tutto il pubblico a urlare “open your eyes!” Il delirio è poi continuato con la stupenda “Replica” (e scusate il gioco di parole). Il concerto si chiude con la solita “Timelessness” con uno stanchissimo Burton C. Bell da solo sul palco accompagnato da un’onirica base registrata. Concludendo: Per chi non li avesse mai visti è senza dubbio stato un grande concerto! Io, che so di cosa sono capaci, li ho trovati un po’ sottotono e disattenti oltre che penalizzati da una pessima acustica. Resta veramente impressionante R. Herrera: alle pelli è capace di partorire tempi stranissimi e precisi come un orologio svizzero. Nonostante tutto, non vedo l’ora di rivederli dal vivo al piu presto e portare un numero sempre maggiore di amici a condividere con me le emozioni che solo loro sanno trasmettermi.