Il racconto dell’ esperienza musicale vissuta da Federico in un importante festival in UK come drummer dei Secret Sphere .
?tutto ha inizio in un piovoso venerdì mattina di fine marzo, quando io e il resto dei Secret Sphere lasciamo Alessandria alla volta dell?Inghilterra per prendere parte al ProgPowerUk festival 2006. In uno scompiglio di bagagli e strumenti ci alziamo in volo da Milano alle tre del pomeriggio per atterrare alle quattro circa (ora inglese) nella vasta cintura londinese.
Subito mi accorgo del diverso ritmo di vita degli inglesi, che anche immersi nella confusione, sembrano più calmi e pacati; un po? di attesa per abbandonare l?area passeggeri e via subito a ritirare bagagli e strumenti, che ovviamente non si trovano e che quindi reclamiamo al servizio aeroportuale.
A rilevarci arriva una strana coppia sessantenne con il classico cartello scritto a pennarello con il nostro nome; assieme a noi si uniscono due ragazzi greci appartenenti ai Firewind (band che ha aperto la rassegna).Saliamo sul pulmino per affrontare più di quattro ore di macchina in direzione nord, diretti a Cheltenham (una cittadina vicina a Oxford), una breve sosta per mangiare qualcosa in un McDonald molto caratteristico, dove i camerieri erano dei veri e propri freestyler della lingua inglese, ci ho messo 10 minuti a capire che mi stava chiedendo se la birra la volevo grande o piccola. Finalmente alle dieci passate di sera invadiamo l?albergo che ci ospita, e notiamo già alcuni personaggi che non passano inosservati, praticamente il Quality Hotel era invaso da soli metallari alcolizzati; ci sparpagliamo dunque nelle camere mettendole immediatamente a soqquadro in stile rockstars consumate e ci prepariamo per andare al pre-party, che una volta pronti ad uscire veniamo a sapere che era già finito a mezzanotte (in Inghilterra i locali chiudono molto presto, è come una specie di coprifuoco), nessun problema poiché ripieghiamo sul bar della hall, che ha spillato litri e litri nella nottata, mentre losche figure si aggiravano barcollanti tra questi corridoi e stanze in stile Overlook Hotel, l?atmosfera era comunque fantastica.
3 ore di sonno e poi in piedi pronti ad affrontare questa lunga giornata, scendo nella hall alle dieci del mattino circa e mi imbatto nella triste realtà che la colazione tipica inglese (uova, pancetta, salsicce e quant?altro avesse potuto dare una cromata al fegato) avevano appena smesso di servirla, ripiego immediatamente sulla spillatrice allora, faccio il mio breakfast con 2 pinte di Foster fresche e mi accorgo di non essere l?unico, tedeschi , danesi e norvegesi erano già in vantaggio di un paio di boccali, senza contare quelli che ho lasciato sui divanetti a notte fonda e ho ritrovato perfettamente allocati nella stessa posizione già al mattino (forse non è fra le loro abitudini dormire la notte). Saliamo tutti sul taxi bus e ci dirigiamo alla venue del ProgPower, un auditorium molto moderno da circa 3000 posti con un mare di strutture annesse compreso un ippodromo gigantesco.
Ci sono già lunghe file ai cancelli, entriamo, veniamo muniti subito di pass e veniamo accompagnati in camerino già provvisto di cathering vario (ottima la selezione dei vini), tempo 50 secondi e quella stanza è un putiferio, ci viene fatta fare una visita del posto dopidichè incontriamo il nostro staff tecnico, personalmente è stato splendido avere un tecnico personale della batteria che alla domanda ?che set di piatti ci sono a disposizione?? ha brillantemente sfoggiato una sessantina di pezzi delle migliori marche dicendomi ?scegli quelli che vuoi io vado a stapparmi una birra!?.
L?organizzazione è effettivamente impeccabile, ogni passo che fai trovi qualcuno dello staff pronto ad aiutarti.
Terminato il soundcheck della prima band, i cancelli aprono e l?auditorium comincia a riempirsi; aprono il festival i Firewind, ottima power band, leggermente ?impastati i suoni? ma comunque per quel che sentivo da dietro le quinte, direi una buona performance, nel mentre noi eravamo in preparazione e terminata la loro performance i tecnici preparano il palco per noi, e sbirciando fuori vedo che ci sono circa un migliaio di persone, l?emozione sale sulle note dell?intro e comincia così quel momento tanto atteso, quel momento per il quale tanto hai sacrificato ma che ripaga in pieno tutti gli sforzi, specialmente quando vedi la gente cantare insieme a te e sostenerti per tutti quei 45 minuti che sembrano un attimo e un?eternità allo stesso tempo. Lo show scorre fluido e brano dopo brano acquisto maggiore sicurezza sia nella prestazione tecnica, che nell?interpretazione emotiva e come al solito quando cominci a godertelo veramente, ti accorgi che sei all?ultimo pezzo e cerchi di tenere quell?ultima nota il più lunga possibile, gustando gli ultimi sguardi del pubblico, l?ultimo boato che invade l?arena, l?ultimo applauso.
Abbandoniamo lo stage mentre i tecnici rimuovono il nostro set per preparare il palco alla band successiva, e veniamo catapultati alla signing session, che sarebbe quando firmi gli autografi e fai le foto, ci accomodiamo ai tavoli bevendo qualche cosa e iniziamo firmare di tutto, dischi, maglie, giubbotti, zaini, volantini che non centravano niente e abbiamo posato per le foto, a seguire un?intervista per una radio inglese, dopichè congedati.
A seguire si sono esibiti gli israeliani Orphaned Land (ottima proposta progressive con un sound mediorientale molto particolare), i Freedom Call, i nostri amici norvegesi Pagans Mind, i Threshold (ottima prog-band inglese che a mio parere si è decisamente distinta per professionalità e una performance impeccabile) e infine gli headliner Therion, molto suggestivi oltre che nell?esibizione anche nella presenza scenica (erano in 12 sul palco, ballerine comprese).
Dopo il festival c?è stato il party aftershow che si è tenuto in albergo, denso di musicisti, crew e pubblico accorso per l?ultima chiacchierata.
Alle due e mezza di notte abbandoniamo l?albergo per raggiungere l?aereoporto, il nostro volo purtroppo era nel primo mattino, inutile dire che il ritorno in Italia è stato triste, ma a scacciare la tristezza ci sono i bei ricordi e il pensiero che a metà aprile si riparte in tour con King Diamond per 15 giorni e ci si butta a capofitto in una nuova avventura, nuovi posti da vedere, nuove persone da incontrare alle quali fare conoscere la nostra musica.
E non c?è da spaventarsi alla nostalgia di casa??..poichè casa è ovunque se la tua anima è felice?..